"...la madre, della quale Barbie può essere considerata la più ovvia riduzione [...] a un archetipo di funzione sessuale e di disponibilità, la Barbie come immagine della madre edipica come immagine." (pag.659)
Nel 1945 Elliot Handler e sua moglie Ruth fondarono la Mattel Creations, azienda statunitense che inizialmente produceva artefatti in legno e, solo marginalmente, accessori per casette giocattolo.
14 anni dopo, alla fiera del giocattolo di New York del 1959, Barbie debuttò ufficialmente: progettata da Ruth Handler su modello della bambola tedesca Bild Lilli, dal look sofisticato e maturo, Barbie prese il nome dalla figlia della coppia, Barbara.
Barbie Millicent Roberts di Willows, Wisconsin, fornita di una ricca biografia (vedi versione ironica) per accattivarsi gli acquirenti, costava solo $3 ed era dotata di un ampio guardaroba e svariati accessori tra cui automobili e animali domestici, venduti a parte.
Come asserisce Massimiliano Capella, docente di Storia del Costume e della Moda a Bergamo, “Barbie è lo specchio dei tempi, li incarna in modo perfetto. Attraverso lei è possibile ripercorre costume e società degli ultimi sessant’anni”.
Con il trascorrere degli anni il viso si assottiglia, le acconciature cambiano e il sorriso si allarga: compaiono le ciglia in fibra sintetica applicate sugli occhi, più grandi, e un nuovo brevetto permette l'articolazione in senso rotatorio del busto (twist 'n turn).
Criticata per l'immagine stereotipata della donna che promuove, con forme e proporzioni eccessivamente filiformi, è ormai un'icona mondiale.
Dopotutto l’espressione “sembri una Barbie” è ormai d'uso comune per descrivere un atteggiamento che punta più all’apparenza che alla sostanza.
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